Il pino mugo è una pianta pioniera e molto “elastica”. È una specie microterma (ha bisogno di basse temperature), ma riesce a spingersi più in basso in termini altitudinali rispetto al pino cembro. È frugale e resistente anche ai suoli che contengono quantità tossiche degli elementi minerali. Si trova spesso associato a suoli carbonatici, ma non è esclusivo. È una specie xerofila (resistente alla siccità) ma si ritrova anche sulle torbiere. È una specie eliofila. Ma diversamente dalle altre specie pioniere, riesce a permanere quando si instaurano fenomeni di evoluzione del bosco. Quando cioè, grazie alla presenza delle piante pioniere il suolo diventa più ricco di humus e sostane nutritive e meno soggetto all’erosione, subentrano le specie più esigenti che generalmente sostituiscono le specie pioniere, per le mutate condizioni del suolo e per il maggiore ombreggiamento. Il pino mugo riesce comunque a permanere quando si instaurano questi fenomeni. Sull’Appennino, all’epoca delle glaciazioni, rivestiva il ruolo di massima evoluzione delle boscaglie di quota ed il suo areale era molto più esteso. Ma le mutate condizioni ambientali e l’uso massiccio da parte dei pastori come combustibile, lo hanno portato a ritirarsi in areali molto ristretti. Tuttavia, ove è presente non manifesta segnali di deperimento. Si presenta come un’associazione stabile con fenomeni di erosione e ricostruzione, mantenendo le diverse formazioni in una fase di ringiovanimento. La mugheta è costituita da uno strato dominante di pino mugo molto abbondante e non presenta uno strato arbustivo, diversamente dalle formazioni alpine, dove si ritrova con l’erica, il mirtillo ed il rododendro.
Si presenta con portamento strisciante o cespuglioso (fino a 2-4 m). Il pino mugo forma boscaglie compatte grazie alla radicazione dei rami striscianti al suolo.
Le foglie verde cupo, aghiformi, lunghe da 3 a 8cm, rigide e corte sono raggruppate in coppie con una lunga guaina. Le gemme sono cilindriche, smussate e resinose.
La fioritura avviene fra fine maggio e luglio. I fiori maschili, giallo-arancio, raggruppati in fitte infiorescenze alla base dei nuovi germogli; i fiori femminili porporini rosso scuro riuniti alla sommità dei nuovi rami. Gli strobili sono lunghi da 2.5 a 5 cm, ed hanno le squame inferiori dotate di una spina ricurva all’indietro.
Grigio-bruno e squamosa.
Bernetti G., 1995, Selvicoltura Speciale, Utet – Torino
Chiusoli A. et al., 1993, Guida pratica agli alberi ed arbusti in Italia, Ed. di Selezione dal Reader’s Digest S.p.a. – Milano
Poluing O., 1997, Guida degli alberi ed arbusti d’Europa, Ed. Zanichelli – Bologna
Foto di Giorgio Carrozzini (2010 - 2011)