Siamo nel 1994 (addirittura prima della grande tragedia di Aria Sottile) la guida neozelandese Mark Whetu e il suo ckiente Mike Rheinberger si sipingono sulla vetta del Monte Everest ma capiscono troppo tardi che si è fatto tardi. Mike Rheinberger dopo sei tentativi di conquista dalla vetta, ossessionato dalla sua conquista decide di proseguire.
Di questi tre chiaramente non tutti potevano essere film d'eccellenza benché tuttavia i tre film convergono sull'idea della continuità.
Realizzato con una perizia e una tecnica cinematografica eccelsa. Fotografie perfette, pellicola perfetta, saturazione dei colori perfetti, inquadrature da mozzafiato. Scorci panoramici vertiginosi...
Già, perché così sono i territori himalayani, fuori dal tempo e fuori dallo spazio... L'idea di un pellegrino che attraversa le montagne inchinandosi ogni passo avendo davanti l'immensità di un tragitto senza fine è quantomai significativo per questo spaesamento.
Non si capisce per quale motivo un registra come Francis Ford Coppola debba presentare un film come questo mettendo la sua reputazione in gioco per così poco... Stai li seduto bel bello sul tuo divano aspettando di sentire il pathos che sale su per le gambe ed invece da subito ti ritrovi impantanato nella soluzione finale del film.