Direi anzi del tutto "impopolare". Quando a Roma racconti che vai in montagna, a faticare o a praticare alpinismo molti ti guardano strano, la maggior parte non sa neppure cosa significhi, tutti ti credono pazzo ed irresponsabile.
Ma soprattutto scritto in modo coinvolgente caratteristica, quest'ultima, che se non ce l'hai non te la puoi dare.
Nel suo libro “Magnificat” Gianni Vattimo, il filosofo che ha saputo leggere nella nostra modernità, apparentemente forte, la fragile e la indeterminatezza del “pensiero debole”.
In su, parte fondamentale dell’alpinismo, si riferisce alla verticalità, al raggiungere la vetta. Ma non solo! Ci si riferisce anche al versante: cioè a tutto quello che si frappone fra la partenza e l’arrivo che materializza quella che è la “montagna ideale”.
In sé, oggetto prevalente della psicologia, si riferisce all’equilibrio interiore, psichico ed emotivo.
Nel giugno del 2005 “L’Escursionista Editore” ha lanciato una straordinaria collana: “I Manuali dell’Escursionista” di cui difficilmente troviamo i volumi presso le librerie delle nostre città. Una collana che colma una lacuna nel panorama editoriale della manualistica specializzata.
"Penso che l'incidente sia la cosa migliore che mi sia capitata, perché mi ha proiettato in una vita
diversa: ho perfino pensato di aver cercato di proposito l'incidente, anche se in maniera inconscia, per evitare una vita noiosa, non volendo diventare come molti altri miei compagni alpinisti".
Un ambiente che conserva ancora angoli di natura selvaggia, unici nel loro genere, con itinerari remunerativi e di grande soddisfazione per chi ha ancora voglia di avventurarsi ricercandone i percorsi, seguendo le tracce dei camosci...
Sembra di leggere quei libri dove i cattivi continuano a vincere. Ed un sentimento di ribellione ti continua a venire al cuore eppure non si vince. Sembra quasi di impazzire. E non sai più dove stia il giusto. Il confine diventa assai labile.
Di se dice di essere ‘malato di montagna’...