Un libro entusiasmante per il ritmo incalzante, ritmico, quasi danzante. Un intreccio di emozioni e ragionamenti lontani da una fredda e sterile speculazione teorica. La penna di questa donna, intensa e coinvolgente esplora con sguardo impudico la passione per la montagna.
Pubblicato nella collana “Piccola filosofia di viaggio” il libro di Emeric Fisset è uno di quei libri che spiazzano e colpiscono allo stesso tempo. Un punto di vista che stravolge il nostro modo di rapportarci al concetto di “camminare” e … perché no di viaggiare.
Siamo nel 1994 (addirittura prima della grande tragedia di Aria Sottile) la guida neozelandese Mark Whetu e il suo ckiente Mike Rheinberger si sipingono sulla vetta del Monte Everest ma capiscono troppo tardi che si è fatto tardi. Mike Rheinberger dopo sei tentativi di conquista dalla vetta, ossessionato dalla sua conquista decide di proseguire.
Di questi tre chiaramente non tutti potevano essere film d'eccellenza benché tuttavia i tre film convergono sull'idea della continuità.
Grazie alle conoscenze giuste, si cimentano nell'impresa più dura ed estrema, scalare la vetta del mitico K2, il picco più inaccessibile del mondo. Lassù, tra crepacci vertiginosi e cime innevate, dovranno lottare con tutte le loro forze per arrivare a scoprire un nuovo senso della vita.
Gli Alpini italiani sono attestati sulla Cima di Trafoi (Trafojer Eiswand - 3.559 m) e sulla cresta di Baeckmann che la congiunge alla vetta della Thurwieser (3.648 m), ambiente maestoso e severo, ambìto alpinisticamente pure oggi.
Da questo osservatorio privilegiato controllano alle spalle tutti i movimenti delle truppe dell’impero Austro-ungarico.
Già, perché così sono i territori himalayani, fuori dal tempo e fuori dallo spazio... L'idea di un pellegrino che attraversa le montagne inchinandosi ogni passo avendo davanti l'immensità di un tragitto senza fine è quantomai significativo per questo spaesamento.
costituisce, inoltre, un utile e pratico strumento di interpretazione delle rocce, della loro genesi ed evoluzione nel corso delle ere geologiche. Un’edizione divulgativa, accessibile anche ai non addetti ai lavori...
Voli sul filo d'inchiostro planando sulle immagini di un ricordo, sul ricordo di un tempo, di una montagna vissuta, di paesaggio lontano, di un modo dove si muovono persone sbiadite, di cui abbiamo un ricordo vago e sfuggente.
Perché la montagna può anche non essere alta. Può anche non essere una terra alta in senso fisico. Ma lo è in maniera fortemente spirituale.