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Contro lo "stereotipo della montagna"...

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Cosa succede? Succede che siamo quasi perfetti.

Indossiamo pantaloni ne troppo caldi ne troppo freddi, abbiamo la giacca a vento adatta per ogni stagione. Portiamo con noi l'attrezzatura giusta, non troppo pesante non troppo leggera.

Lo zaino è quello giusto, ci siamo informati a lungo prima di comprarlo, lo abbiamo provato al momento dell'acquisto. Tutto è perfetto, tutto è calibrato nel migliore dei modi.

Il percorso escursionistico che scegliamo è adatto alle nostre forze, esattamente calibrato sul nostro allenamento. Ci permette di faticare poco più di quanto sarebbe effettivamente necessario.

Ci preoccupiamo di scegliere il percorso che non abbia ne troppe ne troppe-poche difficoltà. Certo ci siamo informati prima di partire! Abbiamo passato settimane a valutare il percorso. Siamo andati con gli amici giusti, ci siamo fatti accompagnare da una guida, da un esperto, ci siamo mossi sulle orme di qualche buona associazione. Prima di partire abbiamo studiato il percorso su internet, abbiamo visto in anteprima le foto e ci siamo inconsapevolmente tolti gran parte della sorpresa. Abbiamo vissuto in anticipo le emozioni degli altri escursionisti leggendo le loro meravigliose relazioni.

Abbiamo portato la carta geografica e la bussola, abbiamo ripercorso un tracciato con il GPS scaricato da internet e telefonato a casa ai parenti per rassicurarli che la giornata stava trascorrendo bene.

Tutto normale, tutto regolare. Siamo davvero perfetti.

A questi pensieri mi sono sentito un'idiota perché quando andavo in montagna ci andavo per provare l'emozione dell'avventura. Invece nel tempo ho perfezionato la tecnica e ho fatto di tutto per eliminare ogni possibilità di errore e con esso ogni possibilità di provare emozioni... che strano comportamento è questo.

Non mi perdo più in montagna, non provo più la paura, non provo più l'incertezza. Non soffro più il freddo sono ben coperto, non mi perdo più fra le montagne o nei boschi. Il sole non mi brucia più la pelle delle mani e della faccia, uso la crema. Non provo più la fatica perché se assumo le maltodestrine o l'enervitene tutto scorre liscio... Non ho sete se bevo una bevanda con oligo-elementi. Non ho più fame e riesco ad attingere a forze fisiche nascoste se mi trangugio avidamente una bevanda a base di taurina...

Mi sento uno stupido se penso che ho fatto di tutto per cambiare lo spirito d'avventura... le escursioni, le uscite in montagna sono diventate dei progetti pensati e realizzati ancora con raffinato raziocinio. Mai nulla va realmente storto.

Trovo sempre un clima perfetto perché prima di partire ho guardato le previsioni meteo, non c'è volta che io non riesca a passare fra una nuvola e l'altra. Non mi perdo più nella nebbia, non mi bagno più con la pioggia perché anche se piove porto sempre con me la mantellina.

Ho acquisito gli strumenti per evitare in modo sistematico e razionale ogni tipo di pericolo.

Un strano ragionamento che porta con se un'amara verità.

Quando andavo in montagna in jeans e con le scarpe da ginnastica mi bagnavo fino all'osso, ed ogni esperienza aveva un sapore “pionieristico”. Ma non “pionieristico” perché nessuno lo aveva fatto prima di me... ma semplicemente perché una cosa del genere non l'avevo fatta “io prima di allora”. E mentre mi bagnavo, e mentre sentivo freddo e mentre mi perdevo nei boschi percorrendo il doppio dei chilometri provavo emozioni, imparavo qualcosa di me, imparavo qualcosa di nuovo sulla natura, sul mondo, sull'esistenza...

Forse appare scellerato suggerire di essere meno coscienziosi...

Non è privo di pericoli partire senza troppo pensare, senza troppo organizzarsi... ma cosa nasconde l'atteggiamento che vuole mettere ossessivamente tutto in sicurezza? Vivere con avventatezza è anche questo uno “Stereotipo della Montagna”?

Cosa porteranno di nuovo questi pensieri ???

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